Il bambino impara a parlare nei primi due anni di vita, e questa evoluzione viene considerata dall’adulto un processo scontato mentre ha una elevata complessità. Se da adulti immaginiamo di ascoltare i suoni che vengono emessi in una lingua che non conosciamo, su un argomento totalmente sconosciuto, di fatto cogliamo un insieme di stimoli sonori che per noi non hanno significato e di cui non riusciamo nemmeno a distinguere i contenuti o l’argomento.
Secondo molti studiosi, in particolare Tony Buzan[1], il bambino deve attivare un sottile controllo, non solo per distinguere i suoni tra di loro in modo tale da poter esprimere le singole parole, ma anche per poter discernere tra ciò che ha senso e ciò che non ne ha.
“La capacità di imparare il linguaggio coinvolge il bambino in processi che includono un sottile controllo e un’intrinseca comprensione di ritmo, matematica, musica, fisica, linguistica, relazioni spaziali, memoria, integrazione, creatività, ragionamento logico e modi di pensare, a dimostrazione del fatto che le parti destra e sinistra del cervello lavorano insieme fin dall’inizio”[2]
Lo sviluppo del linguaggio, inoltre, rappresenta una tappa evolutiva fondamentale per uno sviluppo cognitivo adeguato che prepari il bambino ad un naturale processo di apprendimento, pur tenendo in considerazione della splendida individualità e unicità di ciascun soggetto. Proprio attraverso la tappa del linguaggio si forma lo strumento che accompagnerà l’individuo per tutta la vita, poiché rappresenta non solo lo strumento di relazione e socialità che distingue l’uomo dalle altre specie, ma soprattutto lo strumento attraverso il quale l’individuo impara, si forma, cresce: l’apprendimento quindi è strettamente legato alla relazione, di cui il linguaggio è uno dei mezzi fondamentali.
In questi ultimi anni sono in aumento, in diversi ordini di scuola, i casi di bambini che hanno problemi di linguaggio – dai DSA ai BES – e, di conseguenza, emergenti problematiche di apprendimento, che limitano la possibilità di raggiungere un titolo di studio adeguato e di relazionarsi con gli altri utilizzando un linguaggio idoneo al contesto.
Per rispondere a questa criticità emergono nuove professioni di supporto con competenze altamente qualificate e diventa fondamentale il lavoro in team tra insegnanti e i professionisti, scegliendo strumenti comuni da utilizzare nell’accompagnamento all’apprendimento.
[1] Anthony Peter Buzan è stato uno scrittore ed un consulente educativo inglese che ha sviluppato l’idea della mappatura mentale, ispirandosi a Leonardo da Vinci e ad Einstein, nonché all’idea di mappatura concettuale elaborata dall’educatore americano Joseph Novack.
[2] Cfr. Jean Piaget, Scienza dell’educazione e psicologia del bambino (New York: Orion Press, 1970); Il linguaggio e il pensiero del bambino (Londra: Routledge & Kegan Paul, 1926)
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