Essere insegnante o educatore significa essere anche “ricercatore” perché, nell’ambito dell’educazione e dell’insegnamento, il docente deve continuamente individuare strategie di lavoro differenti e differibili in base al gruppo di studenti che ha di fronte, tenendo in considerazioni una molteplicità di variabili sociali, storiche, culturali, religiose ecc.
La RICERCA AZIONE è un nuovo modo di concepire l’azione educativa, che trova le sue radici nella teoria di Kurt Lewis[1] : il comportamento di un individuo è il risultato dell’interazione tra la personalità dell’individuo stesso e l’ambiente che lo circonda; pertanto, persona ed ambiente sono considerati un insieme interconnesso che origina lo spazio vitale di ciascuno di noi.
In quest’ottica, non è pensabile che il ricercatore-educatore sia estraniato dal contesto in cui opera poiché “il ricercatore distaccato non potrebbe mai raggiungere una condizione di empatia con i soggetti studiati dato che, non condividendo la loro stessa realtà quotidiana, rischierebbe di adottare categorie interpretative non adeguate alla comprensione di quella data realtà…”[2].
Secondo questo approccio, ogni soggetto che entra in gioco nel processo educativo – insegnante, educatore, genitori stessi – ricopre il ruolo di “ricercatore”, distaccandosi nettamente dalla retorica accademica, secondo cui si può considerare ricerca o scoperta scientifica solo ciò che viene seguito in un laboratorio, cioè in un contesto asettico in cui tutte le variabili sono controllate dal protocollo scientifico.
L’obiettivo della ricerca-azione non è più quello di produrre ricerca scientifica fine a se stessa, ma quello di portare ad una conoscenza contestualizzata in cui l’azione è la protagonista della ricerca che ha come scopo non solo di fornire dati su un contesto reale ma soprattutto operare dei cambiamenti aumentandone le consapevolezze.
“Il miglioramento della pratica educativa viene determinato sulla base di criteri di efficacia (congruenza tra obiettivi dell’educazione e mezzi impiegati per ottenerla) ed efficienza (raggiungere gli obiettivi prefissati con il minimo impiego di risorse disponibili), ma anche di soddisfazione degli operatori, nei suoi aspetti psicologici (gratificazione personale derivante dal lavorare meglio) e socio-economici (riconoscimento di status).” (Trinchero)
Questa citazione mette in rilievo la contestualizzazione dell’azione educativa, rimarcando l’influenza dei condizionamenti politici e sociali che si presentano in forme diverse non sempre in maniera così esplicita per tutti. La capacità degli operatori di sviluppare questa consapevolezza è data da due fattori principali: la competenza metodologica (data dal sistema di nozioni teorico pratiche con cui si conduce l’esperienza educativa) e la coscienza dello stato emotivo con cui la stessa esperienza si vive. Questo binomio determina la qualità della strategia di azione e l’efficacia dei risultati poiché sulla base di una conoscenza approfondita e consapevole si favorisce la crescita umana oltre che professionale.
Ci piace concludere che nella ricerca-azione il concetto di ricerca scientifica prende le distanze dal concetto accademico per calarsi nella quotidianità e nella realtà sociale allargata passando da un’azione riservata ad un numero ristretto di ricercatori ad un coinvolgimento numericamente ben più ampio di attori. Ribaltando l’assioma della ricerca come azione riservata a pochi, si può affermare che la crescita della comunità ha come elemento determinante la crescita dei singoli attori, e solo in questo modo il progetto scientifico accompagna il progetto sociale.
(segue)
[1] Mongillo 1890- Newtonville 1947
[2] Trinchero, Pedagogia Sperimentale
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