La valutazione del e nel percorso scolastico di un individuo sono un tassello importante da vari punti di vista: innanzitutto per validare il livello di formazione raggiunto, quindi per il superamento di concorsi o di colloqui al fine dell’immissione sul mercato del lavoro, inoltre assume anche un ruolo fondamentale rispetto al soggetto stesso per lo sviluppo della sua autostima con risvolti psico-emotivi di rilievo.
D’altra parte, la valutazione stessa viaggia di pari passo con la verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Questi due concetti appartengono al sistema formativo esattamente come il concetto di programmazione e di curricolo, e sono operazioni regolate da normative nazionali ed applicate sul campo con modalità concordate nel dettaglio e deliberate dal Collegio dei docenti. In realtà la normativa ministeriale stabilisce le linee guida ed i criteri che poi devono trovare la loro applicazione nella realtà scolastica, che non è solo rappresentata dagli allievi, ma anche dalle loro famiglie. Pensando ai primi ordini di scuola, infanzia e primaria, infatti il ruolo delle famiglie è fondamentale, sia per la collaborazione nel raggiungimento degli obiettivi attraverso un lavoro di continuità, sia per la costruzione del carattere e dell’autostima dei piccoli studenti. Non tutti sanno che anche alla scuola dell’infanzia sono previste verifiche e valutazioni delle attività e delle competenze acquisite durante il percorso in base alla fascia di età di appartenenza.
“La valutazione scolastica riguarda l’apprendimento e il comportamento degli studenti e i docenti procedono alle verifiche intermedie, periodiche e finali, coerentemente con gli obiettivi di apprendimento previsti dal PTOF della scuola, in coerenza con le Indicazioni nazionali e le linee guida specifiche per i diversi livelli. Il decreto legislativo 62/2017 attuativo della Legge 107/2015 ha modificato il modello di valutazione della scuola del primo ciclo, senza stravolgimenti bensì nell’ottica di apportare i miglioramenti di cui, negli anni, la comunità pedagogica ha condiviso l’opportunità.
La valutazione degli apprendimenti delle alunne e degli alunni frequentanti la scuola primaria è stata rivista alla luce di un impianto valutativo che supera il voto numerico e introduce il giudizio descrittivo per ciascuna delle discipline previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo, Educazione civica compresa al fine di rendere la valutazione degli alunni sempre più trasparente e coerente con il percorso di apprendimento di ciascuno. Secondo quanto previsto dalle nuove disposizioni, il giudizio descrittivo di ogni studente sarà riportato nel documento di valutazione e sarà riferito a quattro differenti livelli di apprendimento:
• Avanzato: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note e non note, mobilitando una varietà di risorse sia fornite dal docente, sia reperite altrove, in modo autonomo e con continuità.
• Intermedio: l’alunno porta a termine compiti in situazioni note in modo autonomo e continuo; risolve compiti in situazioni non note, utilizzando le risorse fornite dal docente o reperite altrove, anche se in modo discontinuo e non del tutto autonomo.
• Base: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e utilizzando le risorse fornite dal docente, sia in modo autonomo ma discontinuo, sia in modo non autonomo, ma con continuità.
• In via di prima acquisizione: l’alunno porta a termine compiti solo in situazioni note e unicamente con il supporto del docente e di risorse fornite appositamente.”[1]
Di fatto nel corso degli anni gli insegnanti sono passati dai voti numerici ai giudizi, seguendo normative che si sono susseguite tra i vari Ministri, però il filo conduttore è sempre stata “l’operazione” ed il “significato” che si attribuisce alla stessa, il valore della valutazione attribuito dagli studenti che man mano che crescono ne acquisiscono maggiore consapevolezza.
Diventa fondamentale il ruolo del docente nella mediazione tra lo studente e la valutazione: questi giudizi o voti che siano, espressi nella forma istituzionalmente prescelta, devono comunque essere presentati e spiegati agli studenti e alle famiglie, nonché “tradotti” nel loro significato, traduzione che dovrebbe portare più che ad un giudizio di valore ad una consapevolezza dello spazio di miglioramento e della competenza acquisita. Con questa affermazione vorremmo sottolineare come la valutazione che solitamente viene appresa come un giudizio sceso dall’alto (perché l’insegnante è un pubblico ufficiale che valuta) in realtà dovrebbe essere lo stimolo per migliorare, lo stimolo per porre nuovi punti di partenza e considerazioni sul percorso seguito fino a quel punto.
Troppo spesso la valutazione attraverso le pagelle, tecnicamente schede di valutazione, l’ammissione alla classe successiva, vengono vissute con un significato formale che fa perdere di vista il vero e proprio significato in contenuto: valutare ed essere valutati sono due aspetti della stessa operazione in cui insegnante e allievi/famiglie devono definire il nuovo piano di formazione partendo dall’individuazione del grado di obiettivo raggiunto.
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