“qualsiasi esercizio, singolo o collettivo, cui si dedichino bambini o adulti per passatempo o svago o per ritemprare le energie fisiche e spirituali. Ma anche competizione fra due o più persone, regolata da norme convenzionali e il cui esito dipende in maggiore o minor misura dall’abilità o dalla fortuna”.
Abbiamo voluto partire dalla definizione letterale perché il gioco, intesa come attività di divertimento, si ritiene venga svolta quasi esclusivamente in età infantile, o che sia, per gli adulti, un’attività da tempo libero. In realtà, vorremmo percorrere un breve excursus teorico per dimostrare quanto sia importante il gioco, e/o il giocare, in tutte le fasi della vita, anche da adulti.
È ormai riconosciuto che il gioco svolge una funzione fondamentale nel percorso di apprendimento dell’individuo. Per giungere a questa ipotesi, gli studiosi del comportamento animale hanno elaborato una serie di teorie: a partire dagli studi etologici sui primati, secondo cui il gioco rappresenta una risorsa molto ricca e determinante nella loro evoluzione, allo sviluppo della funzione di adattamento a circostanze di vario genere. Il gioco coinvolge quindi sia la sfera emotiva che quella sociale. È un’attività che, attraverso l’esecuzione di azioni specifiche, con un sistema di regole, tempi e spazi precisi, aiuta a liberarsi da tensioni e insoddisfazioni e consente di ritrovare una dimensione collettiva attraverso il rispetto delle regole del gioco.
L’approccio che però vogliamo qui prendere in considerazione è quello psicopedagogico secondo cui si sono susseguite molte teorie e molti studiosi, da Freud a Piaget, che riconoscono proprio al gioco la costruzione dell’identità del bambino. Il gioco, quindi dall’essere un semplice apprendistato, è la prima di quelle attività che costituiscono la cultura dell’uomo (scienza, arte, sport, religione derivano proprio dal gioco). In particolare, è attraverso il gioco collettivo che il bambino può superare il suo egocentrismo, accettando e condividendo quelle regole che creano la società infantile e pongono le basi per una convivenza civile.
Dalle osservazioni degli psicopedagogisti si deduce che il bambino è portato ad apprendere meglio quando si tiene conto delle sue motivazioni e potenzialità. È evidente che anche nell’ambito scolastico gli obiettivi pedagogico educativi – quali apprendimento, maturazione cognitiva, sviluppo dell’affettività e socializzazione – si possono efficacemente raggiungere laddove c’è una motivazione, vissuta pienamente attraverso l’esperienza ludica.
Anche se nella lingua italiana non viene colta la differenza, vogliamo introdurre la diversità fra il termine “jocus” e “ludus”: mentre col primo si indica un passatempo, un’attività piacevole cui dedicarsi con impegno, il secondo rappresenta un piacere immisurabile, secondo cui le regole si riducono al minimo e il risultato finale è affidato al caso.
Fondamentale per entrambi è la dimensione sociale che assume il gioco collettivo: un veicolo di trasmissione di regole che fanno parte della società. Senza riferirsi a ricerche scientifiche specifiche sappiamo tutti che le generazioni dei nostri nonni utilizzavano spazi e materiali diversi per giocare, la tradizione ludica del passato è legata a giochi costruiti con materiali naturali, da svolgere in spazi all’aperto. La realtà attuale si è trasformata radicalmente, influenzata dalla tecnologia e dai mass media: basti pensare alla televisione o ai videogames. La globalizzazione ha mutato radicalmente le nostre abitudini, l’industria del divertimento crea continui stimoli che vengono immediatamente soddisfatti e talvolta anticipati da genitori poco attenti ai bisogni effettivi dei figli, che spesso non sono bisogni materiali.
Pur salvaguardando il significato e la funzione del gioco di cui abbiamo accennato, dobbiamo necessariamente prendere in considerazione i nuovi giochi, le nuove scoperte, le nuove tecnologie e metodologie, a patto che svolgano la stessa funzione. Il nostro prodotto multimediale Didattica-Mente punta proprio a momenti di “jocus” con tempi stabiliti ben precisi, con regole ed obiettivi pedagogici, coniugando la realtà e la concretezza della vita quotidiana, legata agli apprendimenti, in linea con la contemporaneità della tecnologia.
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