Già durante l’età del bronzo in Mesopotamia (indicativamente dal 2900 a.C) le civiltà umane capirono quanto la costruzione e l’utilizzo delle strade fosse necessario per il loro sviluppo, ma fu con l’impero Romano che la strada divenne qualcosa di più che un’infrastruttura, frutto di secoli di innovazione e necessaria al trasporto rapido di truppe, materiali e merci. La rete stradale romana era la rappresentazione stessa della potenza di Roma, capace di unire e controllare tutte le province e i popoli assoggettati all’impero.
Gli ingegneri romani erano chiamati a unire due località anche molto distanti fra loro tramite un itinerario che fosse il più dritto (e quindi il più veloce) possibile, e per raggiungere questo obiettivo si mettevano in campo le migliori tecnologie dell’epoca, le paludi venivano drenate, venivano scavate gallerie ed eretto ponti e viadotti. Se un corso d’acqua presentava un impedimento doveva essere deviato, così come veniva tagliata la foresta laddove fosse necessario. Le strade romane furono costruite con criterio e in maniera impeccabile proprio perché l’impero era consapevole di quale fosse il valore di un’opera tale e per questo moltissimi tratti sono non solo presenti ma utilizzati tutt’ora.
La strada è un elemento costantemente presente nella cultura e nella narrativa di ogni popolo, molto utilizzato seppur a volte dato per scontato e indica spesso un percorso sia in senso stretto che in senso metaforico.
Può risultare quindi controintuitivo per noi che percorriamo queste vie ogni giorno per raggiungere agevolmente la nostra meta, come una strada possa risultare un ostacolo quasi insormontabile per molte delle creature che devono condividere il loro habitat con noi.
Uno dei casi più iconici per noi è quello dei rospi, anfibi dell’ordine degli anuri (ovvero sprovvisti di coda allo stadio adulto), e nello specifico, del rospo comune, Bufo bufo, di grandi dimensioni (può raggiungere i 20 cm) e con abitudini prevalentemente notturne.
E’ possibile suddividere le fasi del ciclo vitale di un anfibio (dal greco, doppia vita) partendo dalla fase larvale, successiva alla schiusa delle uova, durante la quale la larva (o girino se parliamo di anuri) è caratterizzata da una coda, nessun arto e branchie esterne per permettere loro di condurre una vita del tutto acquatica. Via via che l’animale cresce, matura organi più caratteristici in base a come si presenterà da adulto. Urodeli come i tritoni e salamandre, per esempio, mantengono la coda, mentre anuri come rane e rospi la perdono di pari passo con lo sviluppo delle zampe. La fase adulta porta con sé un’altra importante novità, ovvero l’inizio della vita fuori dall’acqua…
Seppure dotati di polmoni per respirare sulla terraferma, gli anfibi hanno la necessità di tenere sempre più o meno umida la pelle, permeabile e vascolarizzata, che è da considerare a tutti gli effetti anche un organo respiratorio. Questo implica che i vertebrati di questa classe debbano sempre mantenersi nei pressi di uno specchio d’acqua dolce, condizione ancora più stringente con l’inizio della stagione riproduttiva (che va da fine Febbraio fino ai primi di Aprile), poiché nella maggior parte dei casi gli anfibi depongono le loro molli uova in acqua.
Il rospo comune però non si accontenta di trovare uno specchio d’acqua qualsiasi, bensì fa ritorno nella stessa pozza d’acqua per ogni migrazione nuziale, anche a costo di percorrere svariati chilometri e affrontare così un lungo viaggio colmo di asperità per accoppiarsi e permettere al ciclo di ripetersi. Questi ostacoli sono rappresentati, non in ultima istanza, dalle strutture antropiche, come la già menzionata rete stradale che impone agli animali un attraversamento poco sicuro.
Una delle nostre “strisce d’asfalto” può frammentare molto l’areale di tantissime specie, anche quello di mammiferi come il riccio.
Ad agevolare la migrazione di animali, piccoli o grandi che siano, servono i passaggi faunistici (o ecodotti), strutture artificiali che permettono l’attraversamento sicuro della fauna.
Ogni specie animale ha diverse necessità ed è più o meno incline ad attraversare un passaggio faunistico (in inglese, wildlife bridge) per cui è necessario che a monte della progettazione di quest’ultimo vi siano solide conoscenze dell’ecologia della specie da tutelare, della morfologia del terreno e che la progettazione tenga conto di una nutrita raccolta dati. Questi wildlife bridges sono in genere sottopassi o sovrappassi, e quelli realizzati appositamente per favorire l’attraversamento degli anfibi sono chiamati rospodotti e sono costituiti da tubi con un diametro minimo di 40 cm, alla quale imboccatura è posizionato un ampio invito con tanto di vegetazione, atta a costituire un ambiente più riparato.
Nel nord Italia possiamo menzionare il rospodotto di Candia e il tunnel per anfibi del lago di Endine in provincia di Bergamo.
Quando le evidenze dei dati non giustificano la realizzazione di una struttura del genere, le soluzioni per la tutela vanno dalle barriere, al lavoro manuale dei volontari che “scortano” i rospi da un lato all’altro della carreggiata semplicemente prendendoli in mano.
Una soluzione adatta alla salvaguardia degli ungulati (quindi mammiferi di media e grossa taglia come cinghiali e cervi) è oggigiorno rappresentata dai dissuasori ad ultrasuoni, dispositivi elettronici attivati dalla luce dei fanali che segnalano alla fauna il pericolo imminente rappresentato dal passaggio di un’automobile.
Oltre che avere un impatto positivo sull’ecologia, provvedimenti del genere costituiscono la prima linea per la tutela di tutti noi, che usufruiamo delle strade quotidianamente.
Fonti:
(Animali) On The Road – OggiScienza
Anfibi | Animali in via di estinzione e specie a rischio | WWF Italia
Dai “wildlife bridges” ai rospodotti che salvano la vita – #piemonteparchi
strada in “Enciclopedia dei ragazzi” (treccani.it)
Strade Romane – Enciclopedia della storia del mondo (worldhistory.org)
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