È Dicembre inoltrato e facendo zapping incappate in un film a tema natalizio dopo l’altro. A prescindere dagli attori, gli elementi che contraddistinguono questi lungometraggi sono sostanzialmente inquadrature su luci e addobbi, musiche leggere a tempo di campanellini, ragazzini che cantano sotto la neve, e state pur certi che ad un certo punto della pellicola, una coppia si scambierà un bacio appassionato sotto un rametto affisso alla porta di casa. Naturalmente, durante quei secondi eterni, la vostra attenzione non potrà che ricadere su quell’addobbo vegetale che se ne sta lì a ciondolare: cos’è? perché sta lì? Proviamo a scoprirlo insieme.
Quel rametto proviene da una pianta sempreverde, il vischio, da tempo immemore considerato un emblema di fertilità, divenuto in seguito un simbolo per tutti gli amanti, e prima di capire perché, esploriamo di più la sua biologia ed ecologia.
Viscum album è una pianta cespugliosa della famiglia delle Santalaceae, di cui fa parte anche la ginestrella comune (Osyris alba). Le Santalaceae sono spesso piante emiparassite, e il vischio non fa eccezione: cresce sulla corteccia di piante arboree, nello specifico conifere quali pino, abete o larice e latifoglie come pioppo, salice, betulla e non solo. Tende a costituire masse globose sui rami degli alberi e presenta foglie sempreverdi carnose e allungate disposte in maniera opposta. Parlando di una pianta che non utilizza come substrato il suolo, le sue radici modificate (austori) hanno la capacità di penetrare la corteccia dell’ospite per suggerne la linfa grezza. La pianta fiorisce tra novembre e dicembre e i fiori, piccoli, originano frutti a bacca di colore bianco, che possono essere velenosi.
Proprio queste bacche, internamente di consistenza gelatinosa[1], attraggono gli uccelli come la tordella (Turdus viscivorus), che, cibandosene, ingoiano i semi senza che questi vengano digeriti, permettendo così al vischio di raggiungere attraverso le deiezioni dei volatili, nuovi ospiti su cui crescere. Il metodo di dispersione ad opera degli animali è definito zoocoria, e quella di Viscum album è solo una delle variegate soluzioni che in natura le piante adottano per diffondere i propri semi.
Non c’è da stupirsi, ora che conosciamo le caratteristiche di questa pianta, che già nel I secolo d.C. questa richiamasse i druidi Celti all’idea di vitalità e di fertilità, poiché si mostrava rigogliosa su piante spoglie durante i rigidi inverni del Nord Europa (parliamo delle odierne Scozia e Irlanda). Questa specie era ritenuta magica e portentosa ed era protagonista di leggende e superstizioni nella mitologia norrena come in quella romana, e venne adottata come simbolo di amore e decorazione natalizia dalla chiesa cristiana.
Una delle spiegazioni più plausibili e accettate per spiegare la diffusione del tradizionale bacio sotto al vischio, deriva proprio da una leggenda nordica, che vede l’amato Baldr (o Baldur, dio associato al sole nella mitologia norrena) ucciso da una piantina di vischio, per via di un tranello sapientemente orchestrato da Loki (divinità del caos), e poi compianto da sua madre Frigg e da quasi tutto il mondo, cosicché le lacrime dei viventi potessero tramutarsi nelle bianche bacche di questa pianta, unica consolazione essendosi rivelato vano il tentativo di riportare il dio nel mondo dei vivi.
Perché proprio il vischio fosse l’unico essere vivente in grado di uccidere l’altrimenti inscalfibile divinità, è da ricondurre al rapporto di questa pianta con l’albero della vita (Yggdrasill) oppure al fatto che, sembrando innocua, venne tenuto segreto che questo arbusto si fosse rifiutato di giurare a Frigg di non nuocere a suo figlio.
A differenza di Loki, la divinità del caos nella mitologia nordica, gli odierni ricercatori possono decidere di avvalersi del vischio non come arma ma come ulteriore strumento, per effettuare analisi ambientali e per comprendere meglio alcune dinamiche climatiche e ecologiche: ad esempio può fungere da indicatore nell’ambito delle analisi polliniche e di ambienti urbani.
Oggi come allora questa pianta nociva per alcuni (che siano déi imbattibili o comuni alberi), può riscattarsi, se decidiamo di dargliene l’occasione, condividendo con noi quello che conosce riguardo a ciò che ci circonda e a chi ci ha preceduto.
Fonti:
www.wikipedia.org
www.microbiologiaitalia.it,
www.actaplantarum.org
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[1] in passato era comune preparare e spargere sui rami un collante a base di frutti di vischio per poter catturare agevolmente gli uccelli, oggi questa pratica è stata dichiarata illegale in Italia. Da qui deriva il termine “invischiato”.
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