La vacanza è quel momento in cui, sia che si vada a scuola, sia che si lavori, si sospende, per un periodo più o meno lungo, l’attività che normalmente svolgiamo.
Questo momento di riposo dal lavoro o dallo studio è un evento piuttosto recente: storicamente, infatti, la vacanza – intesa come viaggio verso mete di relax, di divertimento e di piacere – era una prerogativa delle classi sociali più ricche o nobili. L’idea di vacanza si collega quindi da un lato al sospendere l’attività consueta, dall’altra all’idea del viaggio, del raggiungere un luogo diverso da quello della quotidianità che, a seconda delle situazioni, viene vissuto come fuga ed evasione dai ritmi che fanno parte della nostra vita di ogni giorno, dall’altro come momento di scoperta gioiosa di nuovi luoghi, persone, contesti.
Negli anni Sessanta, grazie al boom economico, questa abitudine si diffonde anche verso le classi meno abbienti e la stessa classe media scopre il significato delle “ferie”.
Da questo punto di vista il significato di “vacanza” comincia a declinarsi diversamente: si parla di “villeggiatura” per quelle classi sociali per le quali la vacanza era un’abitudine consolidata, e si parla di “ferie” per le altre classi sociali, vincolate dal lavoro, dai suoi orari e dalla realtà di una vita regolata dal salario o dallo stipendio.
È in questo periodo che il “turismo” diviene un fenomeno non più solo patrimonio di pochi, ma si diffonde a molti ceti sociali. In quegli anni gli italiani che riescono ad andare in ferie sono circa 11 milioni e da questo periodo si inizia a parlare di turismo popolare o “di massa” e nascono, nei centri di vacanza – mare o montagna – complessi turistici in grado di accogliere i nuovi vacanzieri.
Collegato a questo fenomeno, iniziano a svilupparsi una serie di servizi collegati, come le agenzie di viaggio, si sviluppano i mezzi di trasporto ferroviari ed aerei, le strutture di accoglienza.
Con il mutamento sociale e con l’accesso alla conoscenza e all’informazione, la vacanza si trasforma sempre di più da un momento di riposo, per molti da un ritorno al paese natale e agli affetti familiari, all’opportunità di raggiungere Paesi lontani, di avvicinarsi a luoghi e culture profondamente diverse dalle proprie.
Negli ultimi anni la vacanza per molti si è ulteriormente trasformata, come l’occasione della ricerca di se stessi: abbazie, conventi e luoghi di meditazione sono sempre più in voga come luoghi in cui l’assenza di ciò che rappresenta la quotidianità – persone, rumore, fretta, ansia, orari – consente di volgere maggiormente lo sguardo al proprio sé più profondo. D’altro canto, la conoscenza, veicolata dalle tecnologie che ci permettono di avvicinarci virtualmente a mondi distanti, ci sollecita ad avviare l’esperienza del viaggio al di fuori di noi stessi per avvicinarci a luoghi, ambienti, orizzonti, esperienze molto diversi dalla nostra vita di ogni giorno.
Oltre al turismo marino o montano, oltre ai viaggi verso Paesi lontani, altre forme di vacanza si sono andate sviluppando, come la vacanza legata al benessere, con lo sviluppo di centri termali; quella legata all’enogastronomia; alla cultura e all’arte, con i percorsi verso le città d’arte, creando sempre più non solo strutture e organizzazioni dedicate, ma soprattutto esperienze da vivere.
Da questo punto di vista, negli ultimi anni, si sta parlando sempre di più di “turismo esperienziale”, di una vacanza che non vuole solo farci essere spettatori più o meno passivi, ma attori di eventi che, anche sul piano emotivo, ci coinvolgono e restano nella memoria come momenti che hanno sollecitato i nostri sentimenti e le nostre suggestioni più profonde.
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